Knowledge and Poetic of Solitude (Fifth Part)

Knowledge and Poetic of Solitude (Fifth Part)

He (Giacomo Leopardi) finds himself as an adult, always in the solitude of his native castle, and he notes, with the crying in his heart, the changing seasons, the slow, inexorable passing of time, and the landscape of Recanati in the silent middays or under the nocturnal enchantment of the moon and the infinite horizon of the surrounding hills. His is a compassionate sinking, in which the fate that he will have is created, crowning a short life consumed in solitude, bitterness, and in the knowledge of the human destiny. This thirst for poetry and knowledge, both neutral of any support and imitation, created some hostility and rivalry in the mundane literary environments and he was forced to live at the edges of the literary world and society of his time.
In this state of abandonment rarely he will know, during his short life, a moment of comfort, a lasting relationship of friendship. And if this happens, it’s just only when he immerses himself into the fantastic world of Greek mythology.
Leopardi was fascinated by the enchantment of that distant poetic time that sometimes at night awakened in his memory. The Canto and wisdom will be complete in isolation in which he has withdrawn himself to forget the disappointments of the present. Displeased above all by the state of decline and corruption in which the society of his time is fallen.
Over the years, more and more the figure of the poet will be identified with that of the helpless man, unable to react to the reality of the facts, to deal with, to adapt to the circumstances of life. Yet, as absurd as it may seem, how much adaptation there is in him with the loneliness of Recanati surrounding him, for the love of poetry!

Written by RENATO NALE in Italian Language
Translated into English Language by Bastianina Campus
Published, printed by Bastianina Campus

Conoscenza e Poetica della Solitudine (Quinta Parte)

(Giacomo Leopardi) Si ritrova adulto, sempre nella solitudine del suo castello nativo, ed egli osserva, col pianto nel cuore, il mutar delle stagioni, il lento, inesorabile avanzare del tempo, il paesaggio di Recanati nei meriggi silenziosi o sotto l’incanto notturno della luna e l’infinito orizzonte dei colli che lo circondano. È un pietoso naufragare il suo, nel quale si crea il destino che avrà, a coronamento di una breve vita consumata nella solitudine, nell’amarezza e nella conoscenza del destino umano. Per questa sete di poesia e di sapere, neutri entrambi d’ogni sostegno e imitazione, si è creato una certa ostilità e rivalità negli ambienti letterari mondani ed è costretto a vivere ai margini stessi del mondo letterario e della società del suo tempo. In questo stato di abbandono raramente conoscerà, durante la sua breve vita, qualche momento di conforto, un rapporto di amicizia durevole. E se questo avviene, è solo unicamente quando si immerge nella lettura del fantastico mondo mitologico greco.
Leopardi ha subìto il fascino di quel tempo poetico lontano che ogni tanto la notte si risveglia nella sua memoria. Canto e approfondimento saranno tutt’uno nell’isolamento in cui è ripiegato per dimenticare le delusioni del presente. Delusione soprattutto nel constatare in quale stato di decandenza e di corruzione è caduta la società del suo tempo.
Col passare degli anni, sempre più la figura del poeta si identificherà con quella dell’uomo impotente, incapace di reagire alla realtà dei fatti, di affrontare, di adattarsi alle circostanze della vita. Eppure, per assurdo che appaia, quanto addattamento vi è in lui con la solitudine di Recanati che lo circonda, per amore della poesia!

Scritto da RENATO NALE in Lingua Italiana
Tradotto in Lingua Inglese da Bastianina Campus
Pubblicato, stampato da Bastianina Campus